UN ACCORDO CONTRO I LAVORATORI
OPPORSI SUBITO PER DIFENDERE IL CONTRATTO NAZIONALE
Governo, Confindustria, CISL, UIL e UGL hanno sottoscritto un accordo quadro per cambiare, nel modo peggiore possibile, gli assetti contrattuali.
L’accordo, infatti: programma la riduzione dei salari, attribuendo al Contratto Nazionale la mera funzione di recupero non automatico di una parte dell’inflazione, escludendo quella dell’incremento reale delle retribuzioni; colpisce i diritti dei lavoratori, da quelli in materia di controversia, a quello di sciopero, a quelli contrattuali (perché rende possibile “derogare” il Contratto Nazionale); vincola la contrattazione e ne riduce sensibilmente gli ambiti, rendendo impossibile, ad esempio, il consolidamento in cifra fissa di quote di Premio di Risultato; avvia lo smantellamento dello stato sociale universale, nel segno del “libro verde” del ministro Sacconi, facendo proliferare enti bilaterali che dovrebbero garantire “servizi integrativi”, ma che rischiano di trasformare il sindacato in una casta.
Si tratta, in buona sostanza, di un accordo che, applicato per rinnovare i contratti, esporrà i lavoratori, nei loro diritti e nel loro salario, a pagare sempre le conseguenze delle crisi, senza avere alcuna certezza di avvantaggiarsi di eventuali cicli economici favorevoli.
Insomma, si tratta di un accordo che stabilisce il contrario di ciò che sarebbe necessario in una fase come quella che stiamo attraversando e che penalizzerà in prima battuta i lavoratori di Napoli e del Mezzogiorno.
La CGIL non lo ha sottoscritto, chiedendo a CISL e UIL di far discutere e pronunciare tutti i lavoratori con un referendum vincolante.
CISL e UIL, temendo il confronto con i lavoratori e non accettando di vincolarsi al loro pronunciamento, hanno risposto negativamente.
Confronto e partecipazione sono pilastri fondamentali della democrazia. Se non vogliamo pagare per anni le conseguenze pesanti di quest’accordo, occorre che da subito i lavoratori facciano sentire la loro voce: organizzando le assemblee per discuterlo in ogni azienda; proclamando scioperi per manifestare contrarietà e per reclamare il referendum vincolante; aderendo allo sciopero generale della categoria del 13 febbraio prossimo e partecipando alla manifestazione nazionale a Roma. E, dalle prossime settimane, firmando in massa la proposta di legge di iniziativa popolare sulla “democrazia nei luoghi di lavoro” che la FIOM intende lanciare.
Per saperne di più:
www.fiom.cgil.it
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